Il termine “mielodisplasia” deriva dal greco: “mielo”, ossia cellule del sangue, e “displasia”, ossia anomalo sviluppo o crescita.
Le sindromi mielodisplastiche (MDS) sono un gruppo eterogeneo di patologie del sangue in cui le cellule del midollo osseo non riescono a diventare cellule perfette e sane ma si fermano ad uno stadio immaturo. Il midollo osseo quindi non riesce a produrre abbastanza globuli rossi, globuli bianchi o piastrine sani.
Queste cellule che rimangono ad uno stadio immaturo prendono il nome di “blasti”.
L’incidenza di questa patologia in Europa è di circa 8 persone ogni 100.000 abitanti. Si tratta di una malattia che colpisce principalmente le persone anziane: in Italia sopra i 70 anni le persone colpite da MDS sono circa 50 ogni 100.000 abitanti.
La maggior parte degli esperti concorda nel ritenere che le mielodisplasie siano un tipo di tumore del sangue e del midollo osseo che può presentarsi sia in forma cronica che in forma aggressiva.
Non si tratta di una patologia ereditaria o contagiosa.
Le sindromi mielodisplastiche sono definite malattie “clonali” perché lo sviluppo della malattia è dovuto ad una singola cellula che, sfuggendo ai meccanismi di controllo, si moltiplica dando origine a cellule alterate nella forma e nella funzionalità e che quindi ricevono il “difetto” dalla cellula progenitrice.
I sintomi e il decorso variano in modo significativo da paziente a paziente, in base al tipo di cellula ematica colpita :si potrà avere quindi anemia ( causata dalla riduzione dei globuli rossi), neutropenia ( quando a ridursi sono i globuli bianchi neutrofili) e/o piastrinopenia ( ossia la riduzione delle piastrine).
Le MDS possono nei casi più gravi evolvere in leucemia acuta mieloide.